8 giugno 2025 — Partiamo da Milano con il primo sole del mattino e ci dirigiamo verso Pietrafraccia, piccolo borgo non lontano da Genova e immerso nel verde della montagna ligure, culla di un sapere antico che sboccia una volta l’anno: quello della raccolta delle rose della Valle Scrivia.
Dopo un’ora di curve strette e strade ripide, arriviamo da Rossella Ansaldi, fondatrice di JB-RoseCosmEthic, che ci accoglie nei suoi giardini botanici, dove le rose diventano ingredienti per lo skincare, per il tradizionale sciroppo di rose (Presidio Slow Food) e anche per il profumo Amarena di Narici.
Con lei ci sono anche Francesca Musante, cliente storica e custode delle memorie della valle, ed Emanuele Zappariello, attore e agronomo che ogni anno torna in Valle per la raccolta.
Rossella Ansaldi, fondatrice di JB Rose CosmEthic
Qual è la tua storia?
Ho lavorato in HR per una multinazionale. Sono stata in America Latina, in Medio Oriente, ma poi ho deciso di tornare. Mio padre è di qui, la sua famiglia vive a Ronco Scrivia dal 1636. Ho ripreso in mano i terreni di famiglia, li ho ripuliti e resi produttivi. Oggi coltivo rose antiche e produco cosmetici, marmellate e sciroppi, sempre a base di rose della valle.
Parlaci dei tuoi giardini.
Abbiamo tre piccoli appezzamenti per un totale di due ettari - per la Liguria di montagna non è poco. Qui è tutto terrazzato e il lavoro è manuale. Mio marito, che è romano, dice sempre: ‘Ma in Liguria volete fare fatica per forza?’. Non c’è monocoltura: tutti gli appezzamenti sono misti. Tra le rose ci sono un antico meleto e fragoline di bosco. L’acqua piovana la raccogliamo con canalette, per evitare frane e irrigare naturalmente.
Quali sono le varietà coltivate?
Ci sono tre tipi di rose tipiche di queste zone: la rosa muscosa, la rosa damascena e una varietà antica che chiamiamo ‘della Valle’, una centifolia non ancora ufficialmente classificata. Si differenziano per colore, composizione del fiore e, naturalmente, per il profumo. È il mix delle tre varietà che garantisce completezza e continuità aromatica agli estratti.
Ci descrivi le tre rose?
La rosa muscosa è magenta intenso, in foto sembra quasi una peonia per la forma piena e arricciata dei suoi petali. È quella che dà il colore tipico allo sciroppo, un rosa acceso tendente al rubino. La sua particolarità è il calice ricoperto da una sottile peluria resinosa e profumata, da cui prende il nome "muscosa" (ossia muschiosa).
La rosa damascena è rosa chiaro, con un profumo inebriante, esperidato (quasi limonoso) e spiccatamente cosmetico. In generale, le damascene sono le rose più usata in profumeria e aromaterapia, e sono coltivate principalmente in Turchia e Bulgaria, dove la distillazione dei petali produce il prezioso olio essenziale di rosa.
La rosa della Valle è glabra, priva di spine vicino al fiore, con petali dalle cellule molto grandi e dalla forma tondeggiante a coppetta. Quando invecchiano, i petali non cadono ma cambiano colore, mantenendo la forma. Il profumo è quello classico della rosa impresso nelle nostre memorie collettive. Stiamo studiando e classificando questa varietà, sia dal punto di vista morfologico che microscopico.
Come avviene la raccolta?
La fioritura avviene una volta l’anno, tra fine maggio e inizio giugno. La pianta smette di fiorire dopo il solstizio d’estate. La raccolta dura circa 3-4 settimane. Ogni giorno raccogliamo a mano le rose appena sbocciate. In base alla dimensione del bocciolo sappiamo già quali sbocceranno il giorno dopo. Dopo la raccolta, le rose si mettono su reti da materasso (disinfettate) e qui vendono spetalate, pronte per l’essiccazione, per l’infusione nello sciroppo o per la distillazione.
Francesca Musante, villager and longtime customer
Ci può raccontare la tradizione dello sciroppo di rosa?
Si fa con tanti petali, zucchero, acqua, limone e pazienza. Si usano solo rose commestibili, non trattate, che vengono lavorate subito. Le donne dicevano che durava in eterno, anche se è meglio consumarlo fresco. Lo sciroppo si mescola con acqua fresca per creare una bevanda dissetante, oppure si aggiunge al gelato, nelle tisane, o anche in un bicchierino di vino.
Qual è il tuo legame personale con queste rose?
La mia casa è la più antica di Ronco, con una scuderia del 1380. Mio padre era pretore, mio bisnonno comprò la casa. Le rose che uso per lo sciroppo sono ancora quelle originali, hanno quasi due secoli. Un tempo ogni orto aveva le sue rose, piantate lungo le recinzioni per uso alimentare. Le donne usavano anche fare l’acqua di rose in casa, per lavarsi il viso. Io ho ancora una pianta di mia nonna: ha superato quattro generazioni.
Emanuele Zappariello, agronomo e attore
Come mai sei qui oggi, a raccogliere le rose?
Vengo qui ogni anno per la raccolta. Vivo a Roma, faccio l’attore - anche il sirenetto, a volte - ma in Valle Scrivia ritrovo il senso delle cose. Raccogliere i petali, metterli ad essiccare, respirare il profumo caldo che esce dagli essiccatori è qualcosa che non esiste in città. La raccolta, anche se faticosa, ha un effetto euforico: ti rende allegro, di buon umore.
Che cosa hai imparato sulle rose?
Qui si parte dalla materia prima. Il petalo fresco ha una consistenza unica; quello essiccato conserva l’aroma originale. Dopo aver vissuto la distillazione e l’essiccazione, riesci a distinguere i profumi naturali da quelli sintetici. Le rose sono così fresche e irresistibili che a volte ne mangio i petali come fossero insalata — sono totalmente edibili!
Note del profumiere
La rosa è la regina della profumeria, ma non tutte le rose sono uguali. Ogni varietà ha un carattere distinto, e ci sono diversi metodi per estrarre le sostanze aromatiche dai petali delicati. L’olio essenziale di rosa (noto anche come rosa otto) si ottiene tramite distillazione in corrente di vapore: un olio chiaro, puro e molto costoso, a causa della resa estremamente bassa. L’assoluta di rosa, estratta con solventi, è più scura, resinosa e agisce come nota di base.
In Amarena utilizziamo un triplo estratto ricavato da una miscela delle tre varietà di rose coltivate nella Valle Scrivia. I petali vengono prima essiccati delicatamente all’aria, poi sottoposti a estrazione con CO₂ supercritica — un metodo a freddo, basato sulla pressione, che preserva l’intero profilo aromatico. Il risultato è una fragranza di rosa sorprendentemente vivida e naturale.